mercoledì 3 dicembre 2008

La Frana del Ruinon


La frana del Ruinon è una delle frane più pericolose presenti nel settore centrale delle Alpi, intendendo il termine "pericoloso" nel suo senso puro. In particolare si tratta di uno scivolamento complesso in roccia di dimensioni stimate tra i 20 ed i 40 Milioni di metri cubi. Di fatto è del tutto analoga in quanto a dimensioni alla più celebre ed infausta frana della Valpola durante l'alluvione del 1987 (http://www.arpalombardia.it/cmg).

La conoscenza della frana risale alle prime manifestazioni dei primi anni '90 ovvero immediatamente successivi a quando fu ricoperta l'intera valtellina di interventi strutturali a pioggia in risposta proprio all'alluvione. In quello stesso periodo, vista anche la notevole disponibilità economica di fondi, nasceva, o meglio subiva un fortissimo impulso, il monitoraggio geologico. Secondo un'ottica un pò più moderna il monitoraggio di fatto è una risposta non strutturale ad un evento naturale. In particolare questo è indirizzato innanzitutto alla conoscenza dle fenomeno, alla successiva modellazione, ed in fine, secondo una moderna ottica di protezione civile, alla previsione e prevenzione degli effetti del fenomeno.

E' proprio in quest'ottica che il Ruinon oggi è così ben conosciuto, dal 1996 ad oggi sono stati numerosissimi gli strumenti e le attività di monitoraggio che lo hanno coinvolto.

Da un punto di vista tecnico sul Ruinon sono stati sperimentati estensimetri a filo, basi estensimetriche, distometri e misuratori di convergenza per misure manuali, inclinometri (fissi e manuali), piezometri a tubo aperto e casagrande (anche in telemisura), e una delle prime campagne di monitoraggio con GPS fisso in telemisura mai effettuata in Italia. a queste ovviamente numerosissime campagne di monitoraggio topografico sono state affiancate nel tempo.

Da un punto di vista prettamente geognostico invece, a parte gli ovvi sondaggi geognostici il Ruinon è anche stato studiato mediante geoelettrica: tomografie, stendimenti geofisici tradizionali e potenziali spontanei; infine vanno ricordate le campagne idrogeognostiche legate alla misura della diffusività di traccianti idrogeologici effettuata tramite l'immissione di fluorescina sodica e la misura con verifica della curva di esaurimento.

In ultimo dal 2006 (giugno) è attivo un sistema radar ad apertura sintetica da terra (GBInSAR) permanentemente installato nel versante opposto a quello in frana che permette il monitoraggio in near real time dell'intero corpo di frana e quindi un approccio al monitoraggio areale e non più puntuale.


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